1. Sei contento di questo governo?

Ha risolto il problema della monnezza in Campania, salvato l'Alitalia,
riformato l'istruzione, garantita la sicurezza, combattuta l'immigrazione
clandestina, eliminati i privilegi della Casta...
O no?
Forse, se sei stato in Campania, sai che la monnezza non è sparita dalle strade ma certo è sparita dalla televisione; se lavoravi in Alitalia, sai che per mero calcolo elettorale si è arrivati ad una svendita che fa sembrare un affare quella addebitata a Prodi per la Cirio; se conosci il mondo dell'istruzione, sai che in realtà vogliono solo ridurre la spesa scolastica riducendo il personale.
Avendo smesso di credere a babbo natale, non sarai neppure contento di come questo governo improvvisa su sicurezza, giustizia, lavoro, pubblica amministrazione o immigrazione clandestina.
Avendo votato per Berlusconi, magari gli concederai ancora fiducia, immaginando che se non ha ancora soddisfatto le tue speranze è solo per motivi non dipendenti da lui. Proprio come per la sua passata legislatura.
Avendo votato per l'opposizione, ti starai chiedendo dov'è finita.
Sia avendo che non avendo votato, penserai che tutti i politici sono uguali, che nulla cambia, che non c'è nulla da fare.
O no?
Di fatto non tutti i politici sono uguali, la storia è fatta di cambiamenti ed ognuno può contribuirvi.
Tu, per esempio, che sei stufo d'esser preso per il sedere dai politici, puoi punirli con l'unica arma che temono veramente; colpiscili dove gli fa più male: mettiglielo nell'urna!
Mettiamoglielo nell'urna!
È possibile. È fattibile.
E ti costerà solo un poco di pazienza ed un minimo di ragionamento scoprire come e perché.

2. Un poco di pazienza


Nel caso quel poco non bastasse, anticipo la conclusione del mio ragionamento: primo, è meglio votare; secondo, è meglio farlo giudicando quel che è stato fatto piuttosto che sperando in quel che (forse) si farà; terzo, è meglio diffidare delle grandiose promesse, dei pomposi proclami e delle confortanti semplificazioni.
Nel caso contrario, aggiungo una breve premessa.
Non voglio prenderti in giro, voglio farti riflettere; dunque niente discorsi "alla pancia", anche se sarebbero più persuasivi.
Non voglio farti perdere tempo; dunque niente giri di parole, frasi affettate o citazioni colte.
Attento all'autoinganno! La nostra mente si è evoluta più per difendere lo status che per cercare la verità: di fronte a nuove idee la tentazione è di difendere le vecchie, a prescindere.
Infine, molto resterà qui implicito, a partire dalle fonti cui ho attinto. Per queste rimando al sito politicattiva
Ora, finito di descrivere la cornice, potremo passare al contenuto.

3. Trasforma Un sospiro In URLO


Che siano elezioni europee od amministrative, avranno sempre l'impatto più forte sulla maggioranza perché alle successive politiche si giocherà il potere; il responso dell'urna ne condizionerà la strategia per il mantenimento o la riconquista del vantaggio elettorale.
Ora, è comunque la maggioranza a dettare il passo, sue sono le promesse che ancora attendi realizzate, suo il potere di agire, in parte sua la responsabilità dei risultati, solo sua quella delle scelte. Per questo, se ti senti tradito, deluso o comunque insoddisfatto del governo, puoi trasformare un sospiro in un urlo: vota l'opposizione!
Persino chi ha votato per l'attuale maggioranza alle ultime politiche ne avrebbe solo vantaggi: può stimolare i "suoi" a fare di più, senza rischiare di sostituirli con gli altri.
Perché l'opposizione? Quale? Esiste?
Faccio qualche ricerca e ti faccio sapere.

4. Ancora un post di pazienza

Potrei votare per qualcuno che non mi piace, per un partito che non mi convince, per un'idea che non condivido?
Se non ti sei già fatto questa domanda, prova adesso: il pensare all'impensabile è il primo passo d'ogni cambiamento, e l'impensabile - in questo caso - è rispondersi: sì.
Certo dovrebbe essere un sì condizionato, motivato e giustificato più razionalmente che emotivamente: perché la passione è importante ma, primo, ci fa vedere solo i suoi "pro", ci rende ciechi e sordi alle alternative, e pericolosamente insensibili al male che ci si fa; secondo, la storia ha ampiamente documentato dove possa condurre una passione non adeguatamente contrastata dalla razionalità.
Venendo alle condizioni, potrei votare per qualcuno che non mi piace se si verifica che: non ho nessuno per cui voto "a prescindere", posso identificare chi è il reponsabile delle scelte di governo, posso scegliere quale dei suoi nemici mi dispiace di meno.
Per le motivazioni, potrei supportare un partito che non mi convince per dare due lezioni, la prima alla maggioranza, che rischia di perdere il potere, e la seconda alla minoranza, che un domani potrebbe subire la stessa sorte.
Infine, schierarmi per un'idea che non condivido, pur di sconfiggere chi sta procurandomi dei danni, è giustificabile se la stessa non rappresenta alcun estremismo, né mina alcun basilare principio della democrazia.
Ti aspettavi qualcosa di più sull'opposizione? Abbi un altro post di pazienza.

5. Tenerlo a mente.

Certo non servono argomenti per convincere chi è già un elettore fedele dei partiti all'opposizione, mentre non saranno mai abbastanza per i fedeli dell'altra sponda, per i bigotti del non voto o per coloro che lo vendono.
Per tutti gli altri, il problema non è scegliere la promessa più allettante, ma valutare chi ha governato: sostenendolo se soddisfatti, altrimenti votando per chi si propone di sostituirlo.
Perché?
Due motivi: specie con maggioranze soverchianti come l'attuale, è chiara la sua piena responsabilità per come vengono posti ed affrontati i problemi, e suoi sono onori ed oneri. Secondo motivo, tu, io e "tutti gli altri" siamo abbastanza da promuovere o bocciare chi vogliamo. Possiamo attribuire le responsabilità, possiamo premiare o punire: il minimo che serve per rieducare la casta.
Facile, no?
No. Ci vuole tempo, costanza e pazienza.
Non basterà una tornata elettorale perché i politici si rendano conto che non basta più vendere sogni - sogni sempre cancellati da brutti risvegli, risvegli solitamente troppo tardivi persino per contenere i danni, danni che tendono a diventare macelli.
Tuttavia, bastonati lì dove gli fa più male, i politici che vorranno tutelare la poltrona dovranno cambiare. È una faccenda di interesse: il loro è che il nostro voto non vada agli avversari. Il nostro è che siano costretti a tenerlo a mente.

6. C'è? Cosa fa? Chi la fa?

Muro contro muro.
Nessun compromesso.
Nessun dialogo.
Nessuno sconto.
Nessun discorso difficile: solo slogan brevi, chiari e difficilmente criticabili.
Compattezza nei ranghi.
Ostacolare qualsiasi iniziativa dell'avversario. Ricordarne difetti e colpe: quanto succede di male sarà sempre e comunque una tragedia causata da ciò che ha o non ha fatto il governo. Quando invece capita qualcosa di buono, se non lo si potrà ignorare, sarà solo grazie alle proprie pressioni e nonostante il governo.
Così dovrebbe agire l'opposizione!
Far cadere il governo; sostituirlo nel minor tempo possibile: questo il suo principale obbiettivo!
Ed una opposizione che non sia limpida, costante e coerente in questo non può definirsi tale, vero?
E l'opposizione attuale?
Conosco già la tua risposta. Riprendi fiato e ti darò la mia.

7. E l'opposizione attuale?

Il fatto è che l'opposizione, con il suo ruolo, i suoi mezzi, fini e comportamenti, il suo impatto e la sua rilevanza per l'opinione pubblica, è stata ridefinita, anzi reinventata da Berlusconi. Egli non solo l'ha incarnata fino a poco tempo fa, non solo vi ha passato circa la metà della sua vita da politico, ma ha combattuto come se fosse all'opposizione persino quand'era al governo, con un'efficacia esaltata dall'incapacità dei suoi avversari di comprendere il cambio di passo in atto.
Tutto questo ha portato ad identificare il ruolo dell'opposizione con l'agire suddetto. Ormai sembra che l'opposizione esista se e solo se corrisponde al nuovo stereotipo. E siccome questo ha le misure dell'attuale centrodestra, ecco l'impressione che gli altri «non facciano nulla».
Questo non significa affermare che Veltroni & c. stiano facendo un lavoro eccezionale; significa: stiamo attenti alle semplificazioni! Affermare che non esistono alternative è il modo più sicuro per non rendersi conto di quelle a disposizione.
È stupido perdersi il bene quando neppure si sa se esista il meglio.
La cosa importante non è chi sta all'opposizione o come la fa, ma che chi sta al governo DEBBA temere che i voti possano andare a qualcun altro: dobbiamo creare una spinta selettiva modificando l'habitat politico.
Anche votando uno dei partiti l'attuale opposizione?
Se serve a far preoccupare chi è contento dello status quo, sì.
Ma a questo aspetto del problema è il caso di dedicare un approfondimento.

8. Lo status quo.

Non piace a nessuno. Persino chi ne gode lo vorrebbe cambiare (magari per goderne di più).
Tutti sanno come riformarlo, spesso a prezzo di "inevitabili sacrifici" (per gli altri). Ma pare che nessuna idea sia migliore della propria; e chi afferma la necessità di collaborare spesso si spende perché si faccia come dice lui.
Il problema grosso è che rompendo lo status quo si apre all'incertezza, soprattutto quando i risultati dipendono dall'accordo con gli avversari, che invece potrebbero optare per uno sgambetto. Così l'uovo uccide la gallina, e l'equilibrio (di Nash) si trasforma in uno stallo.
Comunque, nello stallo, ci si può consolare con il tepore della stalla, sopportandone il letame, almeno finché sono gli altri a starci dentro.
E chi può consolarsene di più?
Chi sta sopra tutti gli altri; chi governa; la maggioranza.
È suo il potere d'influenzare le regole della politica, soprattutto quelle che, governando il voto, possono minare le possibilità di rimonta delle minoranze. E Berlusconi ha già dimostrato come questo potere possa essere messo a - proprio - frutto.
La situazione attuale giova soprattutto a chi ora ha più voti degli altri: se vuole conservare il potere deve garantirsi più voti dell'avversario.
La scelta che farebbe più comodo alla gente sarebbe che questi lavori tanto bene, e risolva tanti problemi, e dimostri tale onestà, trasparenza e disiteresse da conquistare anche i voti degli indecisi.
La scelta che sembra si preferisce seguire è di fomentare l'antipolitica, coltivare la disillusione e l'indecisione. Quanti più elettori liberi e moderati rinunciano ad esprimersi, quanto più la torta del voto si riduce, mentre aumentano le porzioni relative alle meno mobili clientele elettorali. Queste sono ora più numerose a destra, confermando la naturale posizione di forza della maggioranza, cui conviene che l'elettorato potenzialmente in grado di spostare gli equilibri, di modificare lo status quo, se ne stia invece fuori dai giochi; che si lamenti pure, ma non voti.
Addirittura, più alta è la quota dell'astensione, più forte si può urlare il successo della maggioranza. Per esempio: se su 100 votano solo in 60, e di questi 36 votano per tizio e 24 per caio, tizio potrà dire che ha il 60% dei voti, per via del fatto che il non-voto non-conta; potrà anche dire che, avendo caio il 40%, lo avrà battuto con 20 punti di margine. In realtà, se questo è corretto in riguardo alla ripartizione dei seggi, non essendo previsto che ne vengano assegnati di vuoti in rappresentanza degli astenuti, è quantomeno ingannevole se riferito alle preferenze della popolazione nel suo complesso; infatti, tizio ha ottenuto solo il 36% delle preferenze e vinto di soli 12 punti su caio: come vedi sia la vittoria che il distacco vengono ridimensionati
Ma non è tutto. Se gli astenuti si ricordassero che, in ogni caso, o tizio o caio lo dovranno sopportare, che è impossibile che siano uguali sotto ogni punto di vista, e che tra i due mali è sempre meglio scegliere il minore, allora le cose possono cambiare. E di molto. Specie se i nuovi voti andassero a caio.
Basterebbe che 13 si esprimessero in tal senso, cioè il 32,5% degli astenuti, per ribaltare il risultato e rimettere in discussione uno status quo altrimenti fuori discussione.

9. Antiberlusconismo?

No, perché? Non ce l'ho mica con di lui.
Eppure l'accusa di antiberlusconismo è praticamente l'unica argomentazione usata per controbattere ad ogni critica, per difenderne l'immagine, il ruolo e, soprattutto, l'operato.
Eppure non si tratta neppure di un'argomentazione: non dibatte le tesi opposte, non entra nel merito dei fatti, non è attinente alle critiche. Si limita ad essere una mera affermazione, incompleta, incoerente, assolutamente non circostanziata. E facilmente ribaltabile.
"Dici questo perché sei antiberlusconiano!", "E tu dici quest'altro perché sei antiveltroniano". Sai qual è il risultato di un siffatto "ragionare"? Le ragioni vengono uccise dalla ripetizione: chi più insiste, chi più urla, chi più rifiuta un diverso confronto "vince". E sai in cosa consiste la vittoria, nel far scomparire all'attenzione ogni giustificato dubbio o critica od osservazione.
"Tu sei scemo!". "E tu sei cretino!". Questo è un altro esempio di questo procedere; un'altra trappola della semplificazione; un altro strumento per fotterci la mente.
Ai suoi tempi, le peggiori iniziative di Stalin venivano difese accusando i critici di antistalinismo. Da tempo, le più evidenti pecche del mercato vengono difese usando l'accusa di anticapitalismo. E vorrei evitare di portare altri esempi.
Qui non si tratta di ribaltare la frittata; si tratta di stare attenti a come e con cosa la cucinano, perché magari non è neppure una frittata, anzi, nel frattempo hanno fatto pure sparire le uova.
No, non sono contro Berlusconi. Non ce l'ho con lui perché è basso, vecchio e senza cappelli, perché è milionario, scaltro e cinico. Ma critico quel che ha fatto e che fa, critico il modo in cui prende le sue decisioni ed il loro effetto. E non mi nascondo dietro alcuna foglia di fico.
Mi piacerebbe che lui ed i suoi cagnolini da guardia facessero lo stesso.

10. Comunista?

No. Non scrivo quel che stai leggendo per difendere una ideologia condannata dai fatti e dalla scienza.
Anche l'accusa di comunista, come quella di fascista, antiberlusconista o laziale, serve solo per nascondere le proprie vergogne.
No. Non scrivo quel che stai leggendo perché sono soddisfatto e contento degli avversari del Cav. Ma, ricorda: "è comunque la maggioranza a dettare il passo, sue sono le promesse che ancora attendi realizzate, suo il potere di agire, in parte sua la responsabilità dei risultati, solo sua quella delle scelte".
Questo ha determinato il bersaglio. Su questo dobbiamo concentrarci; come minimo per il fatto che l'importante non è cambiare chi governa, ma come questi governa: segnalando con il voto la nostra insoddisfazione, suggerendo con il voto un ripensamento sul modo in cui si governa, avvertendo che continuare così può costare la poltrona.
Quindi, prima di scartare con uno slogan quel che scrivo, torna a leggere questo ed il precedente punto. Dopodiché, scarta lo slogan e pesa gli argomenti: controlla che il salumiere abbia messo il prosciutto nel panino che stai per mordere!

11. Tutti gli stessi?

"Sono tutti uguali, non se ne salva nessuno, non si dovrebbe votarli più: anzi, se nessuno votasse sarebbero costretti ad andarsene finalmente a casa".
Teoria interessante, peccato che sia fallace sia per i presupposti che per la soluzione.
Nessuno è del tutto uguale ad un altro; persino rispetto ad un'unica qualità - "sono tutti ladri" per esempio - esistono e sono più che apprezzabili differenze di grado, senza considerare dati oggettivi quali l'essere stati condannati o meno dalla magistratura.
Dunque, se pure fossero "tutti ladri", non sarebbe male cominciare a votare contro i ladri più grossi.
Riguardo alla soluzione: i votanti sono almeno il 60% della popolazione; gran parte di questi vota per la "bandiera" o per il favore; inoltre le poltrone vengono assegnate sulla base dei voti validi.
Ragiona: è più probabile riuscire a convincere il 30-40% a votare o il 60-70% a non votare? Senza considerare che basterebbe il solo voto clientelare a rendere valida l'elezione e a far sì che un'assoluta minoranza di votanti possa regalare il Parlamento ai più traffichini.
Molto meglio votare in massa contro chi compie scelte sbagliate. E vuoi sapere come riconoscere una scelta siffatta? Sarà il prossimo argomento.